Mettiamola in questi termini: la Bce stampa
più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di
Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia
(crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle
banche private.
In termini economici, il Quantitative Easing
è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e
sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che
imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.
Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero
davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in
fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di
stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando
questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la
simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche
e magari varando investimenti infrastrutturali.
Pensateci bene: oggi l’Italia è già in
avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito
pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi
sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui
difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce,
né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle
riforme ovviamente strutturali.
Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione
del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il
circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum,
eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il
giubileo del debito.
Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare
del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte
sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle
società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai
propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.
Basterebbe una semplice operazione contabile
creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si
apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del
debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio
solo sui titoli in scadenza).
Risultato: un boom economico paragonabile
agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori
che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero
fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le
risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private
che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e
vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi
mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.
La macchina, insomma, si rimetterebbe in
moto.
A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la
Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere
implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.
Meno debito, meno vincoli, più libertà, più
mercato. Il problema è tutto qui.