L'origine delle Grotte di Pertosa (la cui denominazione
ufficiale è "Grotte dell'Angelo di Pertosa"), è fatta risalire a ben 35
milioni di anni fa, sono le più importanti dell'Italia del sud, le uniche ad
essere attraversate da un fiume sotterraneo, il Tanagro o Negro, il cui corso è
stato deviato a scopo di utilizzo energetico. Così facendo l'entrata delle
Grotte si è allagata, tanto da permettere l'accesso all'interno, solo attraverso
suggestive barchette sapientemente guidate da esperte guide del Comitato Pro
Grotte dell'Angelo.
Incuneate per circa
3000 metri sotto gli Alburni le Grotte, si snodano in una suggestiva serie di
cunicoli ed antri, fino a terminare in tante "Sale" naturali, tutte con una
caratteristica diversa. I
radicali cambiamenti climatici e territoriali che hanno caratterizzato la vita
del nostro Pianeta, hanno lasciato il loro segno in questi luoghi che sono
pertanto divenuti anche un'importante testimonianza delle diverse Ere
geologiche. Grazie alla loro particolare conformazione, le Grotte non sono state
scalfite nemmeno dall'ultimo terremoto che ha distrutto mezzo Vallo di Diano ne
da molte altre calamità naturali. Questo fa si che all'interno di questi
cunicoli si possa essere decisamente più al sicuro che
fuori, oggi come ieri, come già sicuramente sapevano i nostri antenati dell'età
del Bronzo, e forse anche della Pietra, che proprio qui scelsero di costruire le
loro palafitte, le uniche, di cui si ha testimonianza, costruite all'interno di
un sito come questo delle Grotte di Pertosa. Il particolare clima ed il tasso di
umidità hanno fatto si che resti lignei di quelle antiche costruzioni,
giungessero quasi intatti sino a noi, a testimonianza storica dell'avvenuto
insediamento e di una lunga permanenza. Anche gli antichi Greci e poi i Romani,
scelsero queste caverne naturali per i loro rituali e le cerimonie sacre, tanto
che il primo ad accennare a questi luoghi fu Plinio il Vecchio. Rifugio dei
Cristiani, che qui pregavano Cristo al sicuro da ogni pericolo, le Grotte
continuarono a dare riparo all'uomo fino alla prima metà dello scorso secolo,
quando gli abitanti del Vallo le usavano come rifugio sicuro antiaereo.
Purtroppo la permanenza dell'uomo ha anche interferito con la costruzione
calcarea di stalattiti e stalagmiti, andando a toccare la superficie delle opere calcaree naturali e lasciano così una patina
che non ha più permesso alle
gocce di calcio di far crescere ulteriormente le colonnine naturali. Per questo
viene raccomandato, durante la visita, di non toccare le composizioni c alcaree, così da evitare ulteriori interferenze. Leandro Alberti,
frate domenicano del XVI sec.,
parlò per primo, in modo esplicito, dell'esistenza delle Grotte di Pertosa,
esplorate in seguito, per la prima volta, da P.Carucci e G.Patroni, a cavallo
fra Ottocento e Novecento. Ancora oggi gran parte delle Grotte sono oggetto di
studio da parte degli speleologi che continuano a portare alla luce , giorno
dopo giorno, una meraviglia in più, ed ai quali è dedicato un apposito percorso
parallelo al percorso turistico lungo ed aperto, ai soli speleologi, il secondo
e quarto sabato di ogni mese.
Il tour all'interno
delle Grotte inizia a circa 263 metri di altitudine sulla sinistra idrografica
del fiume Tanagro, con una piccola ma suggestiva traversata in barca sulle acque
verdi e ricche di calcio del fiume sotterraneo. Seguendo un percorso ben
delimitato da corde sospese, la guida traghetta l'imbarcazione per circa 200
metri verso il cuore del monte e la sorgente, da dove si diramano i vari
percorsi. Il più breve è di circa un Km 1,5 dura circa 40 minuti, non include la
visita alla Sala delle Meraviglie ed il ritorno attraverso il Ramo dei
Pipistrelli, e riporta indietro i turisti attraverso la traversata in barca,
percorsa di nuovo fino all'imbocco iniziale. Il secondo itinerario è quello
lungo circa Km 2,5, dura un'ora, e prevede l'uscita a piedi attraverso il Ramo
dei Pipistrelli fino alla balconata che affaccia sul fiume ed alla vicina uscita
a piedi. Dal 1° luglio 2003 è stato poi inaugurato il percorso Extra, lungo
circa Km 3 percorribili in un ora e mezza, che non si ferma di fronte alla
Sorgente iniziale, posta a circa 300 metri a monte, che sgorga dove approdano le
barchette e che è altrimenti solo visibile affacciandosi ad una balconata
frontale, ma prevede il passaggio attraverso la Sorgente e la visita all'area
posta dietro alla piccola cascata, proseguendo poi per il percorso lungo fino
all'uscita a piedi. Con queste tre diramazioni, si esplora tutto il sentiero
posto più a nord all'interno delle Grotte, l'unico visitabile. Esistono altri 2
sentieri, oltre a quello aperto al pubblico, uno mediano ed uno più a sud aperti
esclusivamente al personale specializzato ed agli speleologi ed esploratori.
Il percorso turistico si snoda attraverso cunicoli, gallerie,
strettoie e grandi Sale, tutte caratteristiche ed uniche nel suo genere: tra le
tante segnaliamo la Sala delle Meraviglie; quella Grande, ove l'altezza sfiora i
24 metri senza che ci si renda conto di tale distanza. In realtà, i concetti di
spazio e di tempo sono percepiti in modo diverso all'interno delle Grotte, come
se il tempo scorresse più lento e lo spazio fosse più ristretto a misura d'uomo.
Un sapiente gioco di luce ben evidenzia le mille figure e le costruzioni
calcaree dalle forme più disparate che lasciano ampio spazio alla fantasia.
Unica al mondo è la Sala delle Spugne, che da sola varrebbe tutta la visita.
Anche la Sala dei Pipistrelli, così chiamata perché una volta era il rifugio di
migliaia di questi animali che nel buio di questi luoghi trovavano conforto e
riparo, presenta caratteristiche molto particolari e rare. Sulla roccia si vede
ancora il segno di dove arrivavano gli escrementi di questi animali, che avevano
ricoperto di tonnellate di guano oltre metà della Grotta dei Pipistrelli.
Disturbati dalla presenza dell'uomo hanno poi lasciato questi luoghi per loro
non più sicuri, lasciando a noi la scoperta delle meraviglie calcaree presenti
in questa parte di Grotte. La Montecatini, oggi Montedison, società che si
occupò di rimuovere il guano, ottenne da questo, tonnellate di materiale
prezioso da utilizzare per fertilizzanti e cosmetici. La Sala dei Pipistrelli
affaccia sul primo tratto del fiume sommerso percorso in barca all'entrata,
proprio sopra un piccolo anfratto che fu scelto dal regista Dario Argento come
location per una scena del film: "Il Fantasma dell'Opera". Ancora oggi si può
ammirare questo set particolare, così come venne allestito dal celebre artista
durante le riprese. Uscendo dalle Grotte ci si trova di nuovo immersi nella
realtà del Vallo e nella ricca vegetazione che circonda questa zona.
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