Una serie di tagli automatici della spesa pubblica e di incrementi dell’imposizione fiscale che ridisegneranno il budget a stelle e strisce del 2013
Il fiscal cliff, letteralmente "precipizio fiscale", 
rappresenta alla fine del 2012 una delle più grandi minacce per l’economia degli 
Stati Uniti e del mondo. Si tratta di una serie di tagli automatici della spesa 
pubblica e di incrementi dell’imposizione fiscale che ridisegneranno il budget a 
stelle e strisce del 2013, a meno che il Congresso (ovvero il 
Parlamento USA) non trovi delle alternative entro la fine dell'anno.
 In un suo report recente il Fondo Monetario Internazionale ha 
dichiarato riguardo agli Stati Uniti che: "Le dinamiche insostenibili 
del debito rimangono una preoccupazione di medio termine, ma il 
pericolo del fiscal cliff, del limite al tetto del debito, e le relative 
incertezze pongono dei rischi di breve termine fino al punto che 
l’imprevedibilità del processo politico in corso sull’argomento erode la fiducia 
nella politica e rischia di riattivare la volatilità dei mercati". Il pericolo è 
tale che, sempre secondo l’Fmi, il fiscal cliff potrebbe riportare gli Stati 
Uniti in recessione. Della stessa opinione il Congressional 
Budget Office (CBO), un ufficio analisi al servizio del Congresso, che in un suo 
rapporto ha sottolineato che la stretta fiscale conseguente al fiscal cliff 
"porterebbe a condizioni economiche nel 2013 che probabilmente saranno definite 
di recessione, con un Pil reale in calo dello 0,5% fra il quarto trimestre del 
2012 e il quarto trimestre del 2013 e tassi di disoccupazione in crescita fino 
al 9% nella seconda metà del 2013".
Secondo diversi studi, il fiscal cliff potrebbe portare da un anno 
all’altro le imposte a salire del 19,6% e si tradurrebbe in un aggravio 
dell’imposizione fiscale media di circa 3.500 dollari per ogni famiglia 
americana con conseguente pressione sui consumi USA. Gli sgravi a favore dei 
ceti più elevati messi in campo da Bush e diverse riforme istituite da Obama 
verrebbero meno (fra questi il Tax Relief, l’Unemployment Insurance 
Reauthorization, il Job Creation Act del 2010) si avrebbero riduzioni notevoli 
anche nei servizi sociali colpiti dai forti tagli della spesa pubblica che 
colpirebbero un po’ tutto il bilancio di Washington, dalle armi alle scuole.
I tagli automatici della spesa pubblica decisi dopo il downgrade 
da parte Standard&Poor’s e fissati per evitare che l’innalzamento al tetto 
del debito Usa mandasse fuori controllo il budget si potrebbero tradurre nei 
prossimi 10 anni in una sforbiciata da 1.200 miliardi di dollari. Soltanto nel 
2013 è previsto tra incrementi delle tasse e taglio delle spese un impatto sui 
conti pubblici Usa di 500-600 miliardi di dollari, circa il 4% del Pil degli 
Stati Uniti.
Per tutti questi motivi gli osservatori internazionali guardano 
con crescente attenzione all’evolversi del dibattito economico negli Stati Uniti 
e da tempo chiedono al Congresso USA un rapido intervento che scongiuri lo 
scatto dei tagli automatici. Il dibattito politico che contrappone in vista 
delle elezioni del 6 novembre 2012 il democratico Barack Obama al repubblicano 
Mitt Romney ha però ignorato diverse volte la spada di Damocle del "precipizio 
fiscale", lasciando ipotizzare che solo dopo le elezioni si possa avere una 
soluzione. Un articolo del The New York Times del 9 ottobre 2012 sostiene che 
Obama, in caso di vittoria, non estenderà ulteriormente il taglio delle imposte 
per i ricchi voluto da Bush e manterrà incentivi fiscali per le famiglie con 
reddito sotto i 250 mila dollari. Anche sotto la sua presidenza tagli alla spesa 
sociale rimangono molto probabili. La posizione di Romney, in caso di elezione, 
appare più articolata: l’insediamento il 20 gennaio complica le cose, ma il 
leader repubblicano ha dichiarato che non consentirà lo scatto dei tagli 
automatici della spesa.







