Dott. Morino Gianfranco |
Scegliere non è stato facile, dato che le segnalazioni che ci sono pervenute sono degne della massima attenzione e nessuno dei missionari ha qualche intenzione o attesa di essere sotto lo sguardo dell'opinione pubblica. Ovviamente i prescelti non possono che essere un'indicazione tra tante, lungi da noi formulare una classifica meritocratica - sottolineano i promotori del Premio giunto alla XVma edizione. L'obiettivo del Premio Cuore Amico, "Nobel missionario", è segnalare, attraverso figure esemplari di missionari cattolici e laici , l'opera promossa dalla Chiesa attraverso l'evangelizzazione e a favore dei poveri del Sud del mondo.
Il dott. Gianfranco Morino, vive dal 1986 a Nairobi con la moglie Marcella e quattro figli ed è l'unico medico italiano a lavorare in un ospedale pubblico kenyano. La sua è una carriera molto singolare: laureatosi in medicina a Pavia, ha svolto un'esperienza di servizio civile in Kenya, ha poi operato in aree rurali al confine con l'Etiopia ed ora, oltre che in ospedale, é presente in due baraccopoli di Nairobi (Mathare e Korogocho).
La sua attività si svolge principalmente sul versante della lotta all'Aids con un approccio integrato: educazione nelle scuole, individuazione dei pazienti attraverso ambulatori gratuiti e cura negli ospedali pubblici, formazione del personale sanitari. Nell'ospedale dei poveri di Mbgadi la sua piccola associazione World Friends assicura chirurgie e farmaci antiretrovirali a malati piccoli e grandi.
"Vivo in Africa e da questo mio osservatorio privilegiato sono stato e sono testimone di tragedie e di emergenze umanitarie ormai diventate croniche. Gli aiuti d'emergenza sono sicuramente necessari per alleviare le sofferenze delle popolazioni - nota il dott. Morino - ma deve essere ben certo che sono sintomo di un fallimento". Pacatamente il dottore denuncia che "l'Africa si sta disintegrando sotto i nostri occhi, depredata del sottosuolo e delle foreste, distrutta dall'Aids, strangolata dal debito e dai banditi ai governi, ulteriormente impoverita dalla fuga dei suoi cervelli migliori".
E pone una domanda: "Noi piccoli e grandi lavoratori della cooperazione dovremmo farci onestamente una domanda: siamo parte del problema o parte della soluzione? Dobbiamo capovolgere la prospettiva con la nostra testa al Sud! E tra cinismo e rassegnazione credere che sia possibile trovare una via di mezzo, una speranza che riassuma professionalità e motivazione, obiettività e rispetto, cultura ed esperienza. Mi viene alla mente il concetto di generosità così originalmente espresso dal grande sociologo svizzero J. Ziegler: La generosità é contemporaneamente l'emozione generata dal sentimento di rivolta davanti all'oppressione e il desiderio di un mondo migliore" - conclude il medico.