Una tecnica sempre buona è quella dell’inversione del rapporto causa-effetto. Prendi l’evasione fiscale, per esempio, che è dannosa per tutti i cittadini onesti. Visto che si evade, è giusto che ci siano i controlli. I controlli sono l’effetto, non la causa.
La causa è l’evasione fiscale, l’effetto dei controlli invece è venire a sapere che si fanno almeno un quarto degli scontrini che si dovrebbero fare. Ma tu, sprezzante della logica e confidente nella scarsa attitudine alla consecutio temporum degli italiani (opportunamente diseducati) prendi l’effetto (i controlli) e li fai diventare una causa.
“E’ stata fatta una spettacolarizzazione ingiusta e soprattutto dannosa per quella che è una punta di diamante del turismo italiano. Io non ci sto che chi va a Cortina è un evasore ”. Parola di Daniela Santanchè. Che di luoghi per nababbi se ne intende visto che, insieme al suo compare Flavio Briatore, ha gestito per anni i locali per miliardari più esclusivi dei Caraibi. Non capirà una mazza di banda larga (aspetto ancora che mi risponda all’email piena di dati che le ho inviato qualche mese fa), ma quando si parla di bella vita sa il fatto suo. E guai a chi gliela tocca!
Ovviamente non sono i controlli della Guardia di Finanza o dell'Agenzia delle Entrate che danneggiano l’immagine di Cortina D’Ampezzo: sono piuttosto coloro che la affollano, dilapidando i milioni di euro sottratti al fisco, a danneggiarla. E sono i commercianti, quelli che appena saputo degli 80 agenti si sono messi a battere qualsiasi cosa, perfino le proprie consumazioni nei momenti di pausa. Ma perla Santanchè e per Cicchitto l’evasione è un effetto. Un effetto speciale conseguenza dei controlli. In effetti, quello che non si vede non esiste: materializzarlo è un’illusione degna di Carlo Rambaldi. Senza contare che, in effetti, ci fa parecchio effetto, a noi che non possiamo portare i nostri figli neppure da Milano a Cinisello Balsamo durante le vacanze di Natale, sentire che uno che gira con l’ultimo modello di BMW e la figa accanto ricoperta di Cartier guadagni meno di 30 mila euro lordi all’anno. Ma... "Hey, attenti: così spezzate le gambe all'economia! Non si fa..." Beh, ragazzi, se questa è l'economia: andate a fare in culo voi e lei. Per me l'economia è dare lavoro a tutti i cassa-integrati (e non solo) che non sanno più come "campare la famiglia", mica pagare i vizi e le libidini di ricchi ladroni debosciati. Questa è la mia linea del Piave e non si passa.
La causa è l’evasione fiscale, l’effetto dei controlli invece è venire a sapere che si fanno almeno un quarto degli scontrini che si dovrebbero fare. Ma tu, sprezzante della logica e confidente nella scarsa attitudine alla consecutio temporum degli italiani (opportunamente diseducati) prendi l’effetto (i controlli) e li fai diventare una causa.
“E’ stata fatta una spettacolarizzazione ingiusta e soprattutto dannosa per quella che è una punta di diamante del turismo italiano. Io non ci sto che chi va a Cortina è un evasore ”. Parola di Daniela Santanchè. Che di luoghi per nababbi se ne intende visto che, insieme al suo compare Flavio Briatore, ha gestito per anni i locali per miliardari più esclusivi dei Caraibi. Non capirà una mazza di banda larga (aspetto ancora che mi risponda all’email piena di dati che le ho inviato qualche mese fa), ma quando si parla di bella vita sa il fatto suo. E guai a chi gliela tocca!
Ovviamente non sono i controlli della Guardia di Finanza o dell'Agenzia delle Entrate che danneggiano l’immagine di Cortina D’Ampezzo: sono piuttosto coloro che la affollano, dilapidando i milioni di euro sottratti al fisco, a danneggiarla. E sono i commercianti, quelli che appena saputo degli 80 agenti si sono messi a battere qualsiasi cosa, perfino le proprie consumazioni nei momenti di pausa. Ma per
Ma per la Santanchè “non bisogna criminalizzare la ricchezza”. Perché “la ricchezza non è peccato. Non è una cosa pericolosa. E’ un bene del paese”. Capito? Quelli che fatturano alle proprie controllate alle Cayman; quelli che portano i capitali all’estero e li fanno rientrare con un decimo delle tasse rispetto a quelle che paga un operaio; quelli che passano l’inverno tra Saint Moritz e Cortina, l’estate al Billionaire e il resto del tempo nelle loro proprietà private su sperdute isolette caraibiche talmente esclusive che non figurano manco sulle cartine; quelli pieni di case, di aziende, di macchine ma con un reddito da impiegato comunale; quelli che non perdono mai nulla mentre i loro dipendenti perdono tutto e finiscono su una strada; quelli che pasteggiano a caviale, tartufo e champagne anche a merenda, i cui figli non studiano nelle università italiane per non mescolarsi alla plebaglia ma rigorosamente a Cambridge, ad Oxford e fanno il master alla Yale University, ecco: quelli lì… proprio quelli lì sarebbero un bene per il paese, capito?