Come tutti sanno , le bombe atomiche usate in guerra sono state solo due, tutte e due sul giappone, la sofferenza e le centinaia di migliaia di morti di questa nazione hanno fatto capire al mondo intero che se ci sara' la terza esplosione nucleare , l'umanita' avra' messo la parola fine.
In seguito alle esplosioni nucleari del 1945, sono stati descritti effetti immediati ed effetti a medio-lungo termine.
La tipologia di malattie che sono state maggiormente valutate sono le malattie tumorali. Questo deriva dal fatto che l'effetto biologico sulle cellule delle radiazioni ionizzanti si manifesta essenzialmente con lesioni al patrimonio genetico.
Effetti immediati:
Prima dell'esplosione della bomba atomica, nel 1945, Hiroshima contava 250.000 abitanti. 45.000 persone sono morte il giorno stesso dell'esplosione, ulteriori 19.000 entro 4 settimane dalla stessa (la maggior parte di queste ultime per una sindrome da irradiazione acuta). I numeri relativi all'esplosione avvenuta tre giorni dopo a Nagasaki sono i seguenti: 174.000 erano gli abitanti, 22.000 le persone morte nell'esplosione e 17 mila quelle decedute nelle successive quattro settimane.
Effetti a medio-lungo termine:
Lo studio LSS (Life Span Study), che è iniziato nei primi giorni del dopoguerra e che continua tuttora, ha seguito 86.572 soggetti sopravvissuti all'esplosione. La maggior parte di esse è stata esposta ad alte dosi di radiazioni (si stima che 52.200 di questi sia stato esposto ad una dose media di 260 mSv. Per confronto, la dose media annua alla quale siamo esposti noi, dalla radiazione naturale, è di 3 mSv).
Il tipo di neoplasia secondario all'esposizione che esordisce per primo è la leucemia. Dei 52.200 significativamente esposti, 176 sono deceduti per leucemia negli anni 1950-1990: 86 di questi casi sono direttamente attribuibili all'esposizione. Il rischio relativo di mortalità per leucemia è pari a 2.37 (esposti a dose di 1Gy / controlli).
I tumori maligni solidi si sviluppano, di solito, più tardivamente. 4.863 soggetti appartenenti alla corte dei fortemente esposti sono deceduti per neoplasie non-leucemiche (carcinomi mammari, polmonari, intestinali, tumori maligni della vescica, epatici, ovarici e mieloma multiplo). I rischi relativi di mortalità per tali patologie variano considerevolmente in relazione a diversi fattori, tra cui la dose di esposizione e l'età al momento dell'esposizione. Tumori benigni (mioma uterino, neoplasie benigne tiroidee, gastriche ed ovariche) sembrano avere un'incidenza e una prevalenza, nel gruppo degli esposti, superiore rispetto ai controlli. Sono, comunque, necessari ulteriori studi per confermare tali osservazioni.
Anche per le patologie non neoplastiche (malattie cardiovascolari come l'infarto del miocardio, ictus, ipertensione sistolica isolata e calcificazione dell'arco aortico) è stato registrato un lieve aumento di rischio in soggetti esposti ad alte dosi. Altre patologie non tumorali che ricorrono più frequentemente nella popolazione esposta sono l'iperparatiroidismo, l'epatite cronica e la cirrosi epatica. La mortalità per patologie non tumorali negli esposti è comunque inferiore rispetto ai non esposti.
È stato valutato, inoltre, l'effetto dell'esposizione prenatale. Tra i soggetti esposti in utero all'esplosione ricorrono più frequentemente (fino a 3.9 volte rispetto ai non esposti) soprattutto le neoplasie dell'adulto (a distanza di 40 e più anni), mentre i tumori tipici dell'età infantile sono stati osservati solamente in 2 casi. Gli studi effettuati a tale proposito hanno concluso che il rischio di patologie tumorali è più alto nei soggetti esposti prima di essere nati, rispetto a quelli esposti durante la vita postnatale. Sembra esservi una correlazione lineare tra la dose di esposizione tra la ottava e la quindicesima settimana di gestazione e i danni cerebrali (valutato in base alla presenza di ritardo mentale). Il rischio calcolato è pari a 40% per 1 Gy di dose di esposizione.
La tipologia di malattie che sono state maggiormente valutate sono le malattie tumorali. Questo deriva dal fatto che l'effetto biologico sulle cellule delle radiazioni ionizzanti si manifesta essenzialmente con lesioni al patrimonio genetico.
Effetti immediati:
Prima dell'esplosione della bomba atomica, nel 1945, Hiroshima contava 250.000 abitanti. 45.000 persone sono morte il giorno stesso dell'esplosione, ulteriori 19.000 entro 4 settimane dalla stessa (la maggior parte di queste ultime per una sindrome da irradiazione acuta). I numeri relativi all'esplosione avvenuta tre giorni dopo a Nagasaki sono i seguenti: 174.000 erano gli abitanti, 22.000 le persone morte nell'esplosione e 17 mila quelle decedute nelle successive quattro settimane.
Effetti a medio-lungo termine:
Lo studio LSS (Life Span Study), che è iniziato nei primi giorni del dopoguerra e che continua tuttora, ha seguito 86.572 soggetti sopravvissuti all'esplosione. La maggior parte di esse è stata esposta ad alte dosi di radiazioni (si stima che 52.200 di questi sia stato esposto ad una dose media di 260 mSv. Per confronto, la dose media annua alla quale siamo esposti noi, dalla radiazione naturale, è di 3 mSv).
Il tipo di neoplasia secondario all'esposizione che esordisce per primo è la leucemia. Dei 52.200 significativamente esposti, 176 sono deceduti per leucemia negli anni 1950-1990: 86 di questi casi sono direttamente attribuibili all'esposizione. Il rischio relativo di mortalità per leucemia è pari a 2.37 (esposti a dose di 1Gy / controlli).
I tumori maligni solidi si sviluppano, di solito, più tardivamente. 4.863 soggetti appartenenti alla corte dei fortemente esposti sono deceduti per neoplasie non-leucemiche (carcinomi mammari, polmonari, intestinali, tumori maligni della vescica, epatici, ovarici e mieloma multiplo). I rischi relativi di mortalità per tali patologie variano considerevolmente in relazione a diversi fattori, tra cui la dose di esposizione e l'età al momento dell'esposizione. Tumori benigni (mioma uterino, neoplasie benigne tiroidee, gastriche ed ovariche) sembrano avere un'incidenza e una prevalenza, nel gruppo degli esposti, superiore rispetto ai controlli. Sono, comunque, necessari ulteriori studi per confermare tali osservazioni.
Anche per le patologie non neoplastiche (malattie cardiovascolari come l'infarto del miocardio, ictus, ipertensione sistolica isolata e calcificazione dell'arco aortico) è stato registrato un lieve aumento di rischio in soggetti esposti ad alte dosi. Altre patologie non tumorali che ricorrono più frequentemente nella popolazione esposta sono l'iperparatiroidismo, l'epatite cronica e la cirrosi epatica. La mortalità per patologie non tumorali negli esposti è comunque inferiore rispetto ai non esposti.
È stato valutato, inoltre, l'effetto dell'esposizione prenatale. Tra i soggetti esposti in utero all'esplosione ricorrono più frequentemente (fino a 3.9 volte rispetto ai non esposti) soprattutto le neoplasie dell'adulto (a distanza di 40 e più anni), mentre i tumori tipici dell'età infantile sono stati osservati solamente in 2 casi. Gli studi effettuati a tale proposito hanno concluso che il rischio di patologie tumorali è più alto nei soggetti esposti prima di essere nati, rispetto a quelli esposti durante la vita postnatale. Sembra esservi una correlazione lineare tra la dose di esposizione tra la ottava e la quindicesima settimana di gestazione e i danni cerebrali (valutato in base alla presenza di ritardo mentale). Il rischio calcolato è pari a 40% per 1 Gy di dose di esposizione.