2013-11-14

Urlare al proprio figlio è sconsigliatissimo


«Adesso basta!». Ci sono momenti in cui urlare sembra l’unico modo per farsi ascoltare dai bambini. Perdere le staffe, invece, non è mai efficace. E trasmette l’idea che “ha ragione chi strilla di più”. Con l’aiuto del pedagogista Daniele Novara, vediamo come reagire senza perdere il controllo.
Alzi la mano chi non ha mai urlato con i figli. Succede. Colpa della stanchezza, di un po’ di nervosismo o della fretta. E i bambini hanno un raro talento per fare i capricci, non rispettare le regole o litigare con i fratelli proprio quando le nostre energie sono in riserva. «Se l’eccezione è comprensibile, la collera non può essere uno stile educativo» commenta Daniele Novara, pedagogista e consulente pedagogico per famiglie. «Perché umilia il bambino, lo rende insicuro e mina la sua autostima. Urlare, poi, è l’esatto contrario della fermezza e dell’autorevolezza: in quei momenti il genitore mostra tutta la sua fragilità emotiva. E questo mette a disagio i bambini». Cosa fare, allora, quando capita di perdere le staffe? Passata la tempesta, è importante scusarsi con i figli. «Occorre spiegare che si è trattato di un momento di tensione: così il bambino si sente rispettato e capisce che è stata un’eccezione» continua l’esperto. Ma c’è sempre una via d’uscita dolce nelle situazioni critiche. Vediamone tre a cui ricorrere nei casi più “esplosivi”. Con i consigli dell’esperto.
La rissa tra fratelli in auto:  Uno dei momenti più stressanti? La mamma, o il papà, sta guidando nel traffico e sul sedile posteriore i bambini cominciano a litigare. In pochi secondi, l’auto diventa un inferno: tra pugni, strilli e graffi, chi è al volante rischia una crisi di nervi. Ma anche un tamponamento.  La soluzione: «Se i bambini ignorano un primo avvertimento, questa è una delle situazioni in cui è lecito alzare la voce per pretendere il silenzio» spiega Daniele Novara. «Perché, come diceva anche la grande pedagogista Maria Montessori, si tratta di un “urlo di vigilanza” e non dovuto a un’escalation emotiva che il genitore non sa gestire. Guidare richiede attenzione e i figli devono sapere come ci si comporta in auto». Naturalmente loro cercheranno “una spalla”: «Ha cominciato lei»; «Lui mi ha tirato i capelli» e così via. «Il genitore non è un “detective” che deve trovare il colpevole» continua l’esperto. «È la regola generale dei litigi tra bambini: se lasciati fare, i piccoli hanno una straordinaria capacità di autoregolarsi e, alla fine, sanno sempre trovare un accordo». L’importante, in questo caso, è che finiscano di litigare quando sono scesi dall’auto.
Il muro contro muro:  La causa può essere banale: il piccolo non vuole andare a nanna, desidera a tutti i costi un giocattolo visto in vetrina o pretende dei biscotti prima di cena. E non sente ragioni. A questo punto è scontro diretto: il bambino si rotola a terra urlando, la mamma gli dice di smetterla con un tono sempre più alterato e, al culmine di questo crescendo, partono l’urlo e (a volte) anche la sculacciata. La soluzione: «In casi del genere è importante evitare i comandi e gli imperativi. Perché  alimentano il pensiero dicotomico (quello che porta a dire: “O io, o tu”) che è all’origine di ogni conflitto ed è già molto sviluppato nel bambino» spiega Daniele Novara. «Invece di impuntarsi, il genitore dovrebbe limitarsi a ripetere, con calma, la regola: entro le nove di sera i bambini vanno a nanna così possono affrontare una nuova giornata ». Un altro consiglio? Per uscire dal vicolo cieco del muro contro muro, un buon escamotage è fare una domanda. Per esempio: «Sei sicuro di volere quel giocattolo? Non ti piace quell’altro?». Il bambino non se l’aspetta e questa sorpresa spezza l’escalation riaprendo il canale del dialogo. Se si tratta di un biscotto, infine, glielo si può anche dare.
La fretta del mattino: «Hai lavato i denti?», «Dai, allacciati le scarpe», «Sbrigati!». Ammettiamolo: la mattina è uno dei momenti più stressanti della giornata. Anche perché il figlio sembra fare di tutto per arrivare in ritardo a scuola. Come evitare di esplodere? La soluzione «Serve un po’ di organizzazione, a partire dalla sera prima» spiega Daniele Novara. «È importante che il bambino vada a dormire presto e con la cartella già pronta. Così la mattina non avrà difficoltà ad alzarsi per tempo. A colazione, poi, vietato accendere la tivù. Perché crea un senso di intontimento che non permette di affrontare con i tempi giusti la routine del mattino». Un aiuto, infine, può venire da qualche rituale. «Come quello di preparare insieme la tavola della colazione alla sera, prima di andare a letto» continua l’esperto. «Ai piccoli piacciono i riti. E li aiutano a interiorizzare la scansione del tempo». Con un altro vantaggio: la mattina c’è una cosa in meno da fare.
Tratto da Il Bambino, il giornale per le mamme e i papà di Donna Moderna