“Da dove vengo, dove mi
hanno trovato?” domanda il neonato alla mamma.
Lei piange e ride ad un tempo e, stringendo il bimbo al petto, gli risponde:
Tesoro mio, eri nascosto nel mio cuore, eri il suo desiderio.
Eri nelle bambole della mia infanzia quando, ogni mattina, modellavo nell’argilla l’immagine del mio dio, eri tu che facevo e rifacevo.
Tu eri sull’altare con la divinità del nostro focolare; adorandola, adoravo te.
In tutte le mie speranze, in tutti i miei amori, nella mia vita, in quella di mia madre, sei tu che hai vissuto.
Lo spirito immortale che protegge il nostro focolare ti coccola sul suo seno dalla notte dei tempi.
Nella mia infanzia, quando il cuore apriva i suoi petali, tu lo avviluppavi, come un profumo inebriante.
La tua delicata freschezza vellutava le mie giovani membra come il riflesso della rugiada che precede l’aurora.
Tu, piccolo del cielo, che hai per sorella gemella la luce del primo mattino, tu sei stato portato dalle onde della vita universale che ti ha infine posato sul mio cuore.
Mentre contemplo il tuo viso, il mistero mi inghiotte; tu che appartieni a tutti mi sei stato donato! Per paura che mi scappi, ti tengo stretto al
cuore. Quale magia il tesoro del mondo ha consegnato alle mie fragili
braccia?
[Rabindranath Tagore]
Lei piange e ride ad un tempo e, stringendo il bimbo al petto, gli risponde:
Tesoro mio, eri nascosto nel mio cuore, eri il suo desiderio.
Eri nelle bambole della mia infanzia quando, ogni mattina, modellavo nell’argilla l’immagine del mio dio, eri tu che facevo e rifacevo.
Tu eri sull’altare con la divinità del nostro focolare; adorandola, adoravo te.
In tutte le mie speranze, in tutti i miei amori, nella mia vita, in quella di mia madre, sei tu che hai vissuto.
Lo spirito immortale che protegge il nostro focolare ti coccola sul suo seno dalla notte dei tempi.
Nella mia infanzia, quando il cuore apriva i suoi petali, tu lo avviluppavi, come un profumo inebriante.
La tua delicata freschezza vellutava le mie giovani membra come il riflesso della rugiada che precede l’aurora.
Tu, piccolo del cielo, che hai per sorella gemella la luce del primo mattino, tu sei stato portato dalle onde della vita universale che ti ha infine posato sul mio cuore.
Mentre contemplo il tuo viso, il mistero mi inghiotte; tu che appartieni a tutti mi sei stato donato!
[Rabindranath Tagore]
Il periodo della gravidanza è molto delicato
e complesso, un nuovo essere si sta costruendo nel ventre materno; ha solo
bisogno di calma, serenità e dolcezza. Tutti i traumi che i genitori vivono in
questi nove mesi potranno ripercuotersi sul bimbo, che a sua volta potrà
aggiungervi un suo conflitto personale, capace di spingersi sino al sentirsi non
desiderato: è l’aborto spontaneo del terzo mese.
Nella maggior parte dei moderni ospedali, quando nasce un bimbo, subito l’infermiera lo lava, lo veste e lo infila nella culla come tutti gli altri. Il neonato è paonazzo e piange a squarciagola, ma nessuno ci bada: sta chiamando sua madre, l’unica persona che può evitargli “di essere mangiato da un animale feroce”, la paura di tutti i cuccioli senza mamma. Arrivato a casa ha la sua cameretta con la culla e tutte le volte che la mamma lo mette a dormire e spegne la luce, il bimbo comincia a urlare; è separato dalla mamma e la chiama disperatamente perché la notte è ancora più pericolosa del giorno. Impariamo dai gatti!!
Le donne africane, molto più vicine di noi alla natura, portano i loro bambini sulla schiena qualunque cosa facciano e dovunque vadano, e il neonato non ha nessun problema ad addormentarsi. Fino all’età dell’asilo i piccoli hanno bisogno del contatto con la madre: non sono ancora in grado di badare a se stessi, e se lasciati soli vivono dei conflitti da separazione.
Per questo eritemi, eczemi, arrossamenti, pustole sono all’ordine del giorno negli anni dell’infanzia.
Nella maggior parte dei moderni ospedali, quando nasce un bimbo, subito l’infermiera lo lava, lo veste e lo infila nella culla come tutti gli altri. Il neonato è paonazzo e piange a squarciagola, ma nessuno ci bada: sta chiamando sua madre, l’unica persona che può evitargli “di essere mangiato da un animale feroce”, la paura di tutti i cuccioli senza mamma. Arrivato a casa ha la sua cameretta con la culla e tutte le volte che la mamma lo mette a dormire e spegne la luce, il bimbo comincia a urlare; è separato dalla mamma e la chiama disperatamente perché la notte è ancora più pericolosa del giorno. Impariamo dai gatti!!
Le donne africane, molto più vicine di noi alla natura, portano i loro bambini sulla schiena qualunque cosa facciano e dovunque vadano, e il neonato non ha nessun problema ad addormentarsi. Fino all’età dell’asilo i piccoli hanno bisogno del contatto con la madre: non sono ancora in grado di badare a se stessi, e se lasciati soli vivono dei conflitti da separazione.
Per questo eritemi, eczemi, arrossamenti, pustole sono all’ordine del giorno negli anni dell’infanzia.