Crisi di coppia, del maschio italiano, dei valori... Quale che
sia la ragione, anche le donne del Belpaese sono state contagiate dal malcostume
del sesso a pagamento lontano dai confini nazionali. Perché quel che accade
all'estero, resta all'estero. Soltanto negli ultimi anni le italiane
rappresentano dal 3 al 5% dei turisti in cerca di sesso. Lo denuncia il Rapporto
2010 Eurispes-Telefono Azzurro su Infanzia e Adolescenza.
L'identikit della donna a caccia di giovani amanti a pagamento
è presto tracciato: sono per lo più single e neodivorziate, scelgono mete come
Gambia, Senegal, Marocco, Kenya, oltre a Cuba e Giamaica. Vanno, insomma, in
cerca di quello che volgarmente si chiama il "big bamboo"... Anche l'età media,
che fino a qualche anno fa si aggirava attorno ai 40 anni, oggi si sta
abbassando molto grazie soprattutto ai voli low cost che consentono alle più
giovani di raggiungere facilmente meteesotiche dove l'offerta è altissima.
Il turismo sessuale è un fenomeno che sta assumendo
caratteristiche e proporzioni che vanno ben oltre le relazioni, seppur a
pagamento, tra gli avventurieri occidentali e le bellezze del posto. E sebbene
la donna che va all'estero a caccia di gigolò faccia ancora notizia e
rappresenti più che altro un fenomeno di costume che ancora incuriosisce molto,
quello con cui ci si deve confrontare è un vero e proprio sistema di
sfruttamento della prostituzione.
Il fenomeno che assume connotati ancora più gravi quando le
vittime di questa nuova schiavitù sono minori, che spesso sono venduti dalle
famiglie più indigenti, con il beneplacito delle autorità che chiudono un occhio
pur di veder triplicare il numero di turisti.
In Gambia, per esempio, il 70%
della popolazione ritiene che il sesso sia la principale ragione del turismo
europeo nel proprio Paese. Davvero le donne vogliono rendersi complici di tutto
questo? L'emancipazione a volte prende vie misteriose.