Se il rospo abbandona le uova un terremoto potrebbe essere in arrivo. All'Aquila
infatti, pochi giorni prima del terremoto dello scorso aprile, quasi tutti i
rospi hanno abbandonato i siti di deposizione delle uova e la loro prole,
cambiando improvvisamente il loro comportamento abituale. Lo raccontano, sulle
pagine del Journal of Zoology, i ricercatori della Open University
(Regno Unito) e della Società Zoologica di Londra.
Gli scienziati,
coordinati da Rachel Grant, hanno osservato che il primo aprile, cinque giorni
prima la scossa che ha devastato l'Abruzzo, il 96 per cento dei rospi maschi ha
abbandonato le covate intorno al Lago Ruffino, a 74 chilometri dall'epicentro
del terremoto. Fatto insolito, perché i siti di deposizione sono supervisionati
dai rospi maschi, che normalmente rimangono nel sito fino a quando le uova non
sono state tutte deposte. Inoltre, sebbene solitamente il numero dei maschi
aumenti nella zona delle covate durante il periodo di luna piena, nel plenilunio
immediatamente successivo al 6 aprile, nel luogo monitorato vi erano appena 34
esemplari. Decisamente meno rispetto agli anni precedenti nello stesso periodo
quando ne sono stati contati tra 64 e 175.
Anche le coppie di rospi sono
fuggite: tre giorni prima del sisma non ne era rimasta neanche una e nessuna
covata fresca è stata trovata da quella data fino al 20 aprile, in seguito alle
più forti scosse di assestamento. Ancora non è chiaro ai ricercatori cosa abbia
provocato questo cambiamento nel comportamento degli anfibi, prima, durante e
dopo il terremoto. Tuttavia gli scienziati hanno osservato che questo mutamento
è avvenuto in coincidenza con alcuni sconvolgimenti nella ionosfera, il più alto
strato elettromagnetico dell'atmosfera terrestre, causato forse dal rilascio di
gas radon subito prima del terremoto.
“Il nostro è uno dei pochissimi
studi che documentano il comportamento animale prima, durante e dopo un evento
sismico, e suggerisce che i rospi siano in grado di percepire indizi pre-sismici
come il rilascio di gas o la presenza di particelle cariche e di usarli come
campanelli di allarme”, ha concluso la Grant.