2012-02-22

Tutte le tasse nascoste sul prezzo della benzina


Non passa giorno che il prezzo dei carburanti segni nuovi record.
Tali notizie non possono che farci preoccupare ed arrabbiare un po’, MA ormai sappiamo tutti che i rincari sono legati prevalentemente alle elevate quotazioni del greggio.
Quello che forse non sappiamo - molto bene - è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare.
Vediamo quali sono questi costi che gravano sugli automobilisti
Il prezzo complessivo è composto da varie voci: dal costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci - che contemplano spese e guadagni per divesi soggetti - ammontano solo al 30% del costo del carburante.
La vera “vergogna” arriva dalle famose accise che pesano per il 52% sul costo totale.
Pensate, la prima fù introdotta da Mussolini nel lontano 1935 - 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Poi nel corso degli anni ogni Governo ha deciso di imporre “balzelli” per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), fino alle guerre in Libano e Bosnia.

L’ELENCO
  • 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935
  • 14 lire per il finaziamento della crisi di Suez del 1956
  • 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963
  • 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966
  • 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968
  • 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976
  • 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980
  • 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983
  • 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996
  • 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Prese singolarmente si tratta di cifre minime, nell’ordine del millesimo di euro o di 10 centesimi, eppure sommate, queste dieci una tantum sono diventate col passare degli anni una massa che determina un aggravio complessivo di quasi 25 centesimi.
MA non finisce qui: perché come spesso accade in Italia – abbiamo una tassa sulla tassa. Su questi 25 centesimi di euro infatti, sommati alla vera e propria imposta di fabbricazione (definita per decreti ministeriali), viene aggiunta pure l’Iva del 21%.


  • Alla base di tali dati, credo che la rabbia degli automobilisti sia ampiamente giustificata.
Ma quanto guadagna lo Stato?: i conti sono facili, ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un maggiore introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2009, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva).