Quando uscì questo gioco, una decina di anni fa, si pensò che esso avrebbe
attirato poche persone (preferibilmente matematici ed esperti informatici)
invece in pochissimo tempo il sudoku è diventato straordinariamente popolare
tanto da mettersi in concorrenza con altri passatempi, e primi fra tutti i
cruciverba.
Negli
ultimi tempi sta ottenendo un travolgente successo internazionale per molti
versi inspiegabile, ma certamente favorito dal fatto di basarsi su regole
estremamente semplici e di richiedere solo una forma di logica essenziale in
possesso di tutte le persone compresi i bambini.
Il sudoku
è un gioco solitario nel quale al solutore viene proposta una griglia di 9 x 9 =
81 celle ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9 oppure essere vuota. La
griglia è a sua volta divisa in 9 sottogriglie di 3 x 3 = 9 celle contigue. La
regola è unica e molto semplice: il giocatore deve riempire le celle vuote con
le cifre da 1
a 9
in modo che nessuna di esse si presenti due volte nella
stessa riga, colonna o sottogriglia. Ogni schema ha una soluzione unica.
Non
tragga in inganno il fatto che nel gioco compaiano dei numeri: la matematica non
c’entra per nulla. Infatti non è richiesta alcuna operazione per completare lo
schema il quale in teoria potrebbe essere composto da qualsiasi insieme di 9
simboli diversi (lettere, colori, figure di animali, ecc.)
Il sudoku
tuttavia è per matematici e informatici fonte di numerosi e stimolanti problemi.
Prima di parlarne vediamo di fare la storia di questo passatempo.
Gli antenati del sudoku sono i “quadrati magici” noti in Cina 3000 anni prima di
Cristo. La leggenda narra di un pescatore che trovò lungo le rive del fiume Lo
(un affluente del fiume Giallo) una tartaruga che portava incisi sul dorso degli
strani segni geometrici che i matematici presenti a corte interpretarono come un
quadrato di numeri con somma costante 15 su ogni riga, colonna o diagonale.
Questo schema di nove numeri venne battezzato LO SHU e diventò uno dei simboli
sacri della Cina.
Il gioco è nato in Giappone nel 1984 e il suo nome deriva da una frase in lingua
giapponese che significa approssimativamente “sono ammessi solo numeri singoli”
(SUji wa DOKU-shin ni kagirua) che è
stata abbreviata in SU che significa
numero e DOKU che significa
solitario. Il gioco in realtà era apparso per la prima volta in una rivista
americana nel 1979 con il nome di Number Place (“piazzare il numero”), proposto
da un architetto che poco dopo morì senza lasciare eredi. Cinque anni più tardi
approdò in una rivista giapponese dove fu notato da un certo Wayne Gould, che
faceva il giudice a Hong Kong e non conosceva il giapponese. Senza sapere
esattamente di cosa si trattasse lo portò in occidente dove venne pubblicato su
alcune riviste con il nome di Sudoku. È interessante notare che la rivista
giapponese che per prima pubblicò il gioco depositò il nome così che gli
imitatori in Giappone lo chiamano Number
Place mentre in occidente è chiamato con il nome giapponese.
Verso la
fine del 2004 il “Times” di Londra accettò la proposta di Gould, che nel
frattempo aveva elaborato un programma per generare automaticamente griglie di
sudoku, di pubblicare il gioco sul giornale. Al Times seguì il Daily Telegraph e
subito dopo altre decine di giornali di tutto il mondo. Oggi, in Italia, questo
gioco è pubblicato su quasi tutti i quotidiani e settimanali riscuotendo molti
consensi. Frattanto Gould grazie al sudoku è diventato milionario: egli è
probabilmente l’unica persona al mondo che si è arricchita traendo profitto da
un gioco che non ha inventato.